Pagina:D'Annunzio - Laudi, III.djvu/131

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TERZO - ALCIONE

Io vidi allora Pègaso pontare
su gli altissimi marmi i piè di vento
195e balzar nell’azzurro con aperte
le immense penne, senza cavaliere;
e per il petto e per il ventre vasti
trasparia come fiamma palpitante
la potenza del sangue gorgonèo.
200Ardi gridò: “Ecco il teschio d’Orfeo,
che vien dall’Ebro! Ed il solenne lido
parve attendere il fato dopo il grido.
La sua bellezza s’aggrandì d’orrore.
Il flutto nell’insolito splendore
205era meravigliosamente puro.
Splendea sul mondo un giorno imperituro."

III.

M
A non sostenne il nostro cuor mortale

quel silenzio sublime. Si piegò
verso il sorriso delle donne nostre.
210E Derbe disse ad Aretusa: "Quando
fiorì di rose il lauro trionfale?".
Era la donna giovinetta alzata,
mutevole onda con un viso d’oro,
tra gli oleandri; ed il reciso ramo
215per la capellatura umida effusa,
che fingevale intorno al chiaro viso


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