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Pagina:D'Annunzio - Laudi, III.djvu/275

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TERZO - ALCIONE



lacus ivtvrnæ.

S
ETTEMBRE, chiare fresche e dolci l’acque

ove il tuo delicato viso miri;
e dolce m’è nella memoria il mio
natale Aterno in letto d’erbe lente,
5e l’Amaseno quando muor domato
presso l’Appia col fratel suo l’Uffente,
e la Cyane ascosa tra i papìri,
e la Vella sì cara alla vitalba.

E pien di deità dai colli d’Alba
10lo specchio di Diana ancor mi luce.
Ma un’altr’acqua al mio sogno è più divina.
Quella m’attingi e ne riempi l’urna.
Sotto la roggia mole palatina
presso il Tempio di Castore e Polluce,
15occhio di Roma è il Fonte di Iuturna.
Deh mio misterioso amor lontano!

Alte sul Fòro nel meridiano
silenzio stan le tre colonne parie
come d’argento cui salsezza infoschi.
20Gli elci neri sul colle imperiale
sembran ruine dei primevi boschi.
Di ferrigno basalte arde la Via