Non mai più fervente rossore 75veduto avean gli occhi miei grandi,
e tutta la mia vita tremava
dalle radici
come s’io mi svenassi
sul sacro tuo suolo 80con vene giganti.
E l’anima, che si dipartiva,
impetuosamente
verso di te si rivolse, incesa
da dolor rovente 85ch’ella udì stridere come
tizzo in piaga viva;
e tutta verso di te protesa
era, gridando il tuo nome
al fulgor vermiglio, 90dal carro strepitoso
che la traeva in esiglio.
E intollerabile male
tra tutti i suoi mali
a lei parve la sua dipartita; 95sentì la sua vita
spoglia d’ogni forza e senz’ali,
pallida e senza riposa
piegata su l’acre ferita,
ahi, mirò sé stessa lontana.