Pagina:D'Annunzio - Laudi, IV.djvu/135

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QUARTO - MEROPE


quando al libero Doge dava il passo
l’Imperatore sul diviso Impero,
207e la Morea dal Tènaro a Patrasso

e Salamina con il suo cimiero
di gloria non immemore d’Aiace,
210e il Sunio col suo tempio roso e il nero

Acroceraunio, Ocri, Arta, il Golfo ambrace,
le Cicladi fulgenti, tutto il lido
213curvo dal Mar dalmatico al Mar trace

erano un sol dominio sotto il grido
di San Marco; e Gallipoli, Eraclea,
216Gano, Rodosto anco, tra Sesto e Abido

il Doge tutto l’Ellesponto avea;
quasi mezza Bisanzio, e gli arsenali
219quivi, e le darsene e le rocche aveano


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