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202 notturno

Domenica delle Palme, appresa nel nostro contado.

Ella ne faceva una stoia, lunga come il mio corpo, perché io vi giacessi supino.



«Sono arrivate le rondini» dice la Sirenetta entrando nell’ombra, con un accento dominato che par l’ombra del grido.

Penso, non so perché, al suono dell’antica mia voce quando, fanciullo, sollevavo il coperchio ferrato del pozzo e, sporgendomi dalla sponda di pietra solcata dalla corda, gittavo un grido verso il fondo ove intravedevo il mio viso nell’acqua che luceva.

Ho negli occhi quel suono d’argento assordito, in cui tremava la levità del capelvenere.

Richiudevo il coperchio con cautela, perché l’urto del ferramento non ricoprisse il mio grido segreto.