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notturno 19

inesausto si sparpaglia come il grano ventilato.

Ogni fiotto si divide in miriadi, come la polvere della cascata scrosciante ove si crea l’arcobaleno. Non cola ma vola, non cade ma s’alza.

Al paragone di questo aspersorio sublime, che è mai il teschio d’Orfeo fluttuante sopra la lira?

Il nuovo mito è il più bello.

Guardo il mio viso trasfigurato nei secoli prossimi della grandezza.

L’anima non fugge ma è tuttora appresa alla ferita come alla face lo splendore che nella raffica si spicca e si rappicca, cessa e si riattiva, si piega e si risolleva, non tenuto se non da un legame invisibile che la volontà di ardere rende più forte della tempesta.

Lungo dolore convertito in giubilo subitaneo, lunga miseria trasmutata in apice di purità, l’anima guarda il meraviglioso viso che ora è veramente il suo viso, quello che