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Pagina:D'Annunzio - Notturno.djvu/34

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22 notturno

sato è reale come la benda che mi fascia, è palpabile come il mio corpo in croce.

Sento il fiato e il calore delle mie visioni.

Nel mio occhio piagato si rifucina tutta la materia della mia vita, tutta la somma della mia conoscenza. Esso è abitato da un fuoco evocatore, continuamente in travaglio.

Chi s’accosta al mio letto è men vivo del trapassato che mi fissa col volto di bragia, come sorgendo da un avello rovente dell’Inferno.



Non scrivo su la sabbia, scrivo su l’acqua.

Ogni parola tracciata si dilegua, come nella rapina d’una corrente scura.

A traverso la punta dell’indice e del medio mi sembra di vedere la forma della sillaba che incido.