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342 notturno


I miei dottori pareva avessero paura del miracolo. Ora non hanno più paura. Si compie il fato sinistro. Sappilo.

Avrai un ciclope attentissimo per compagno.

Dove sei? Sei nella tua casa, con la tua donna e col tuo cane? O sei tornato all’Arsenale, al ricovero della tua Aquila marina, dove forse i tuoi meccanici lavorano di notte all’ultimo finimento?

Questo che io scrivo nel buio, su queste liste di carta poco dissimili a quelle di bordo con cui nel rombo assordante del motore comunicavo l’osservazione e l’ordine, questo che scrivo io vorrei mandartelo stanotte. Vorrei che tu sapessi stanotte, nella tua vigilia, come io pensi a te e quanto in te io confidi.

Ma forse tu non riusciresti a leggere questi segni.

Anche stanotte il letto oscilla e vibra come l’ala doppia tesa tra mare e cielo.