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Pagina:D'Annunzio - Notturno.djvu/388

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376 notturno

giunge l’aviatore ridendo. — «A un tratto l’elica si spezzò. Un fiotto d’acqua calda mi colpì la faccia. Un delfino con un balzo aveva urtato una delle pale. Non potevamo più avanzare ma la costa era in vista. Un delfino con un altro salto ruppe l’estremità dell’ala sinistra. Una torpediniera venne al soccorso. Ci rimorchiò pel passo di Malamocco.»


Nel mio sogno il letto ha le oscillazioni del velivolo su l’onda lunga.

Mi ritorna nella memoria il ribrezzo improvviso ch’ebbi un giorno della mia adolescenza, mentre nuotavo nell’Adriatico, vedendo emergere dall’onda il dorso scuro d’un delfino a poche braccia del mio petto nudo.

Gli occhi mi bruciano come quando la schiuma della maretta batte contro il viso.

Ho un sapore di sale in bocca, più forte del sapore d’acciaio.

Sono rimasto solo.