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notturno 391


Egli piega la testa verso di me, e segue tutti i movimenti delle mie mani fraterne con i suoi grandi occhi ove l’anima arde e si dona.



L’allucinazione prende un rilievo di realtà così forte che, nel confronto, le persone presenti e parlanti sono fantasmi vani. Né posso interromperla.

Dianzi, mentre ero allungato nel bagno quasi scottante, con il capo sorretto da una zona tesa, i cavalli venivano come all’abbeveratoio. Udivo il sibilo dell’acqua tra le loro labbra molli. Quando i musi s’alzavano, vedevo l’acqua colare dalla commessura.

Nella piccola camera di marmo liscio gli sbuffi suscitavano una risonanza quasi di cìmbali.

Il maremmano irsuto, che aveva strappato l’orecchio a quel capo-