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notturno 29


Gli uomini camminano senza rumore, fasciati di caligine.

I canali fumigano.

Dei ponti non si vede se non l’orlo di pietra bianca per ciascun gradino.

Qualche canto d’ubriaco, qualche vocìo, qualche schiamazzo.

I fanali azzurri nella fumea.

Il grido delle vedette aeree arrochito dalla nebbia.

Una città di sogno, una città d’oltre mondo, una città bagnata dal Lete o dall’Averno.

I fantasmi passano, sfiorano, si dileguano.

Renata cammina davanti a me come allora, e Manfredi le va al fianco. Parlano come Renata e il mio compagno parlavano. Di quando in quando la nebbia si frappone fra me e loro.

Passiamo i ponti. Le lampadine lucono come i fuochi fatui in un camposanto.

La Piazza è piena di nebbia, come una vasca è piena d’acqua opalina.