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408 notturno

la prima falce della luna, come il fieno sotto il taglio più odora. Per tutto il corpo consunto ella mi tocca come le dita che imbalsamano.

Ogni mia delizia è straziante.

Ora ho più sete che prima d’aver bevuto.

Sento per tutti i muscoli il battito delle fibrille, come se fossi tutto pieno di crisalidi in punto di rompere.

Soffro. L’odore delle rose monta. Indovino che monta la marea.

Soffro. Datemi un rimedio che mi stordisca, che mi stupisca, che mi annienti.

Fate tacere quel canto.

Ecco un’altra mina che scoppia in deriva, verso Chioggia. Mi scuote il male nell’orbita.

Può l’atrocità di questa mia primavera gorgheggiare nella gola di Cherubino?

Con una delle mie fasce in tre doppii strangolatelo.