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bellezza esanime come quella di Angkor e di Anuradhapura.

A un tratto l’ululo della sirena d’allarme lacera il silenzio.

Un colpo di cannone rimbomba dal Lido fino a San Giorgio, da San Giorgio fino alle Fondamente nuove. S’annunzia all’improvviso l’incursione notturna dei distruttori alati.

Ed ecco, sotto la minaccia, la città tutta quanta rivive meravigliosamente nella mia carne, nelle mie ossa, in ognuna delle mie vene.

Le cupole i campanili i portici, le logge le statue sono le mie membra, sono il mio dolore.

E mi contraggo sui miei guanciali, col viso rivolto al cielo di luce, non sapendo da qual parte sarò per essere mutilato.

La mia vita umana si sperde. Ho in me la vita dei marmi e la potenza della storia scolpita, in attesa dello sfregio senza nome.