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notturno 461

le volte fra le quattro mura, per conciliarmi il sonno che m’è nemico.

Mi arresto. La dormente sembra che non respiri.

È immobile nella sua veste bruna. Di qua e di là dalla faccia sono le sue pugna chiuse.

Un mazzo di rose rosse odora di serra in un vetro dorato: le rose di domani. Il silenzio è perfetto, eguale nella luce e nell’ombra.

Dove ho sofferto, dove ho sperato, dove ho disperato, dove ho lottato coi mostri, dove ho parlato con gli angeli, dove ho sanguinato, dove ho pianto, ecco, la mia creatura riposa.

Com’è piccola, stasera! Non pesa più della bambina moribonda che tenni su le mie braccia una notte intera.


È un ricordo che viene di lontano, come un’onda che il petto non basti a contenere.

La pietà, la disperazione, il terro-