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38 notturno


L’amico mio è dissepolto e poi riseppellito.

Un gesto, una parola, un odore, una luce, il rombo di un’elica, il guizzo d’una baionetta, la piega d’una bandiera, il gocciolio d’un torchio, il lividore crescente d’una mano intorno alle unghie quasi bianche, la macchia indistinta sul pavimento, il rugghio della fiamma dardeggiata contro la commessura del piombo, il rimbombo della prima palata di terra sopra la cassa ripercosso dall’eternità: tutto l’orrore funebre con tutti i suoi aspetti si rispecchia nella mia lucidità implacabile.

E talvolta vedo me stesso com’egli avrebbe potuto vedermi dalla sua bara.

Sono talvolta il cadavere e colui che lo contempla.



I grandi sprazzi di luce si succedono con una rapidità spasimosa co-