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notturno 61

morte. Renata mi aspetta: sa tutto.

Ci abbracciamo piangendo. Vuol venire a vederlo.

Entro nella sala da pranzo per prendere i fiori. Ci sono tre posti! Raccolgo tutti i fiori da tutti i vasi. Li porto con me in un fascio.


Rientro nella camera mortuaria.

I ceri ardono. Le fiammelle vacillano specchiate dalle lame delle baionette. I due marinai sono di guardia, immobili.

Dispongo i fiori ai lati del cadavere: sento la forma dei suoi fianchi, delle sue gambe.

Pongo le giunchiglie bianche sul rosso e sul verde della bandiera.

Scopro la povera faccia. La gota destra si gonfia e si annerisce. La bocca sembra chiusa.

La realità di tratto in tratto mi sfugge. Rifletto. Chiudo gli occhi. Me lo imagino vivo come ieri; poi lo guardo e lo vedo inerte, esangue. È vero?