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notturno 63


Rammarichi, rimorsi affettuosi.

Confessa che fu domandato alle forze di Giuseppe Miraglia tutto quel che potevano dare, e oltre.

Nei primi giorni della guerra, solo, con un apparecchiuccio miserabile, con una vecchia pistola Mauser, volava contro il nemico, difendeva Venezia, esplorava Pola!

Mi parla della fiducia che l’aviatore aveva in me e di quella ch’egli stesso m’inspirava. Giuseppe Miraglia, due giorni prima, gli aveva detto: «Se proponessi a Gabriele d’Annunzio di volare su Vienna, risponderebbe semplicemente: — Andiamo—, si sederebbe sul seggiolino e non si volterebbe più indietro».

Il comandante esprime il suo rammarico per questa coppia distrutta, che aveva così grandi disegni ed era capace di attuarli. Poi parla della bontà dell’uomo.

Il mio dolore riceve, aggira e rapisce come un vortice le sue parole misurate.