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notturno 83


Il cuore mi trema così forte che mi appoggio alla spalla di Luigi Bresciani; ma mi pare che anch’egli abbia bisogno di essere sorretto.

Riafferro il mio coraggio, discosto da me chi fa l’atto di trascinarmi fuori. Sono risoluto a non abbandonare il mio amico, fino all’ultimo. Rimango in piedi, silenzioso.

La camera è ormai vuota. I marinai l’hanno sgombrata di tutte le corone. I ceri sono spostati. Dei miei fiori, ch’erano sopra la coltre, lascio portar via i primi e i recenti, fuorché il mazzo di rose bianche col nastro bianco.

La coltre è tolta. Appare l’armatura del lettuccio, appaiono le ruote. E intravedo, a un guizzo di fiammella, una macchia scura sotto il lettuccio, rabbrividendo.

La bandiera è tolta dal capezzale; la garza è tolta dal viso irriconoscibile. Quattro marinai prendono il lenzuolo per i quattro lembi.