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102 l’idillio della vedova.

sero a braccio e cominciarono a camminare per un sentiero segnato tra i cespugli.

Ella si appoggiava tutta su lui; rideva, strappava le foglie ai virgulti nel passaggio, morsicchiava li steli amari, rovesciava la testa in dietro per guardar le ghiandaie fuggiasche. Nel moto il pettine di tartaruga le scivolò dai capelli che d’un tratto le si diffusero su le spalle con una stupenda ricchezza.

Emidio si chinò insieme a lei per raccogliere il pettine. Nel rialzarsi, le due teste si urtarono un poco. Rosa, reggendosi la fronte tra le mani, gridava tra le risa:

‟Ahi! Ahi!”

Il giovinetto la guardava, sentendosi fremere sin nelle midolle e sentendosi impallidire e temendo di tradirsi.

Ella distaccò con l’unghie da un tronco una lunga spirale d’edere, se l’avvolse alle trecce con un attorcigliamento rapido e fermò la ribellione su la nuca con i denti del pettine. Le foglie verdi, talune rossastre, mal contenute rompevano fuori irregolarmente. Ella chiese:

‟Così vi piaccio?”

Ma Emidio non aprì bocca; non seppe che rispondere.