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l’idillio della vedova. 105


E come aveva appreso dai condiscepoli la corruzione, la scena del bosco gli era apparsa in una nuova luce. E il sospetto di non avere indovinato, il rammarico di non aver saputo cogliere un frutto che gli si offriva, allora lo tormentarono stranamente.

Dunque era così? Dunque Rosa un giorno lo aveva amato? Dunque egli era passato inconsapevole a canto a una grande gioia?

E questo pensiero ogni giorno si faceva più acuto, più insistente, più incalzante, più angustioso. E ogni giorno egli se ne pasceva con maggiore intensità di sofferenza; finchè, nella lunga monotonia della vita sacerdotale, questo pensiero divenne per lui una specie di morbo immedicabile, e dinanzi alla irremediabilità della cosa egli fu preso da uno scoramento immenso, da una melanconia senza fine.

— Dunque egli non aveva saputo! —


Nella stanza ora il lume oscillava con più lentezza. Di tra le stecche delle persiane chiuse entravano soffi di vento meno lievi, e facevano un poco inarcare le tende.

Rosa, invasa pianamente da un sopore, chiudeva di tanto in tanto le palpebre; e come la testa le cadeva sul petto, le riapriva subitamente.