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la siesta. 131

stava muta come se non udisse, vide che ella aveva li occhi pieni di lacrime.

‟Perchè piangi, signora?” le chiese con la stessa tranquillità con cui parlava delle verzure. ‟Ti senti male?”

‟No, no.... niente....” mormorò Donna Laura che si sentiva morire.

Il vecchio non disse altro. Egli era così indurato alla vita, che i dolori altrui non lo commovevano. Egli vedeva tutti i giorni, tanta gente diversa passare!

‟Siedi,” fece, come giunse alla pergola.

Là tre uomini della campagna attendevano, uomini giovani, carichi di fardelli. Tutt’e tre fumavano in grosse pipe, mettendo nel fumare una attenzione profonda, come per gustarne intera la voluttà, secondo il costume della gente campestre nei rari diletti. Ad intervalli, dicevano quelle lunghe cose insignificanti che l’agricoltore ripete senza fine e che appagano lo spirito di lui tardo ed angusto.

Guardarono un poco, stupefatti, Donna Laura. Poi ripresero la loro impassibilità.

Uno di loro avvertì, tranquillamente:

‟Ecco la chiatta.”

Un altro aggiunse: