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Pagina:D'Annunzio - San Pantaleone, 1886.pdf/168

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160 il commiato.


‟Fermatevi a Porta Pia,” gridò la signora, salendo nella carrozza insieme all’amante.

E con un movimento subitaneo si offerse al desiderio di lui che le baciò la bocca, la fronte, i capelli, li occhi, la gola, avidamente, rapidamente, senza più respirare.

‟Elena! Elena!”

Un vivo bagliore rossastro entrò nella carrozza, riflesso dalle case color di mattone. Si avvicinava nella strada il trotto sonante di molti cavalli.

Elena, piegandosi sulla spalla dell’amante con una immensa dolcezza di sommessione, disse:

‟Addio, amore! Addio! Addio!”

Come ella si risollevò, a destra e a sinistra passarono a gran trotto dieci o dodici cavalieri scarlatti tornanti dalla caccia della volpe. Il duca Grazioli, passando rasente, si curvò in arcione per guardare nello sportello.

Andrea non parlò più. Egli sentiva ora tutto il suo essere mancare in un abbattimento infinito. La puerile debolezza della sua natura, sedata la prima sollevazione, gli dava ora un bisogno di lacrime. Egli avrebbe voluto piegarsi, umiliarsi, pregare, muovere la pietà della donna con le lacrime. Aveva la sensazione confusa e ottusa d’una