Pagina:D'Annunzio - San Pantaleone, 1886.pdf/277

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la fattura. 269

di statura mediocre, d’alcuni anni più giovine, rubicondo nella faccia e tutto gemmante come un mandorlo a primavera. Egli aveva una singolar virtù scimiatica di muovere indipendentemente li orecchi e la pelle della fronte e la pelle del cranio, per non so che vivacità di muscoli: e aveva una tale versatilità di aspetti e una tal felice potenza vocale di contraffazioni e così prontamente sapeva cogliere il lato ridevole delli uomini e delle cose e in un sol gesto o in un sol motto rappresentarlo che tutte le brigate pescaresi per amor di allegria lo chiamavano e convitavano. Egli, in questa dolce vita parassitica, prosperava, sonando la chitarra alle mense nuziali e alle pompe dei battesimi. I suoi occhi brillavano come quelli d’un furetto. Il suo cranio era coperto d’una sorta di lanugine simile a quella del corpo spiumato di un’oca grassa che ancora sia da abbrustolire.

Or dunque La Bravetta, come vide i due amici, li accolse con cera festevole, dicendo loro:

‟Qualu vente ve porte?”

E quindi, poi che le accoglienze oneste e liete furono iterate, egli traendoli nella stanza dove su una tavola giaceva il mirabile porco, soggiunse:

‟Che dicete de ’sta bellezze? Eh? Mo che ve pare?”