Pagina:D'Annunzio - San Pantaleone, 1886.pdf/74

Da Wikisource.
66 annali d’anna.

mucchiati tutti sopra un tetto e con quei cadaveri di bestie che andavano a urtar contro, suscitò una specie di meraviglia superstiziosa simile a quella suscitatale un tempo da certe narrazioni del Vecchio Testamento. Ella salì con lentezza alla sua stanza, e cercò di raccogliersi. Il sole modesto splendeva su ’l davanzale; la testuggine in un angolo dormiva ricoverata sotto il suo scudo; un cinguettío di passeri veniva dalli émbrici. Tutte queste cose naturali, questa usuale tranquillità della vita circonstante, a poco a poco la rasserenarono. Dal fondo di quella momentanea calma della conscienza alfine sorse chiaro il dolore; ed ella chinò la testa su ’l petto, in un grande sconforto.

Allora quasi un rimorso le punse l’animo, il rimorso d’aver serbato contro Zacchiele quella specie di muto rancore per tanto tempo; e i ricordi a uno a uno vennero ad assalirla; e le virtù del defunto le rifulgevano ora nella memoria più religiosamente. Poichè l’onda del dolore cresceva, ella si alzò, andò verso il letto, vi si distese bocconi. E i suoi singhiozzi risonavano tra il cinguettío delli uccelli.

Dopo, quando le lacrime si arrestarono, la quiete della rassegnazione cominciò a discenderle nell’animo; ed ella pensò che tutte le cose della terra sono caduche, e che noi dobbiamo conformarci alla