Pagina:D'Azeglio - Ettore Fieramosca o la disfida di Barletta, 1856.djvu/116

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capitolo ix. 113

vasse di far opere buone, e fossero di qualunque sorta, avesse ad adoperarvisi, a costo eziandio della vita, contentandosi di viver umile e povero: ch’egli così facendo poneva in beneficio degli uomini le forze e ’l sapere acquistato ne’ suoi lunghi viaggi in Persia, in Siria ed in Egitto.

— Ora, proseguiva, intenderete perchè con tanta premura m’accinga a liberar questo vostro amico dal suo amore e da quei pericoli che potrebbero partorire l’eterna dannazione dell’anima sua. La donna dunque è senza dubbio quella madonna Ginevra di S. Orsola. A voi sta farmi trovar con lei. Potreste temere non fossi un tristo: nè vi fidereste porre chi non conoscete in quella santa casa, ed avete mille ragioni.

D. Litterio si scontorceva.

— No, vi replico, avete mille ragioni; nessuno porta scritto in fronte ch’egli è uom dabbene. E son pur tanti i tristi! Ma quando vi mostrassi che coll’ajuto di Dio, mi basta la vista di estrarre i tesori dalle viscere della terra, frenar la furia d’una palla d’archibugio, ed eseguir altre cose difficilissime, le quali vedrete farsi da me, e che vostro sarà tutto l’utile senza che io ne tocchi grano, contentandomi di quel poco che basta a sostentar la mia povera vita, dovrete dire: Costui potrebbe farsi ricco e viver negli agi, invece è povero, e vive in travaglio: dunque ciò ch’egli narra è vero, nè può meritamente esser tenuto un tristo. Due parole e finisco: a molti è giovato l’essermi capitato innanzi; potrebbe giovar anche a voi. Pensateci, e risolvete presto. La penitenza che debbo compiere m’obbliga a scorrere il mondo senza fermarmi in nessun luogo più di una settimana.

Quest’arringa, che il podestà ascoltò a bocca aperta senza fiatare, fece sì che fra sè si vergognasse d’aver potuto pensar male. Tuttavia, per darsi dell’uomo accorto, rispose che, ove avesse veduta qualcuna di quelle

Ettore. 8