Pagina:D'Urso - Guerra e malaria, Milano, 1918.djvu/19

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nell’organismo da un agente infettivo, sono dei mutilati ugualmente e difficilmente guariranno, se saranno abbandonati a sè stessi. L’invalidità dei mutilati e dei ciechi è palese a tutti; ma quanti sanno le mutilazioni viscerali, specialmente della milza, del fegato, del midollo osseo... e quelle ancora meno note dei reni, del polmone, del cuore, delle arterie, del cervello, dei nervi... prodotti dal Plasmodium della malaria?1. Ac-

  1. Il problema che ha a preferenza occupato e preoccupato le autorità militari (e non pochi fra gli stessi medici) è stato quello della «malaria acuta» e delle «recidive» a scadenza più o meno breve. Invece il problema, per noi, è ben altro! Perchè la malaria, nonostante i suoi episodii acuti iniziali e periodici, è malattia essenzialmente «cronica» nel senso che essa non si esaurisce in un solo ciclo febbrile ed in un tempo determinato, come d’ordinario avviene per le altre infezioni, ma può, inquinando l’organismo, rimanervi latente per mesi e per anni. Essa costituisce un grande pericolo sociale non tanto per le sue mortalità, quanto per la morbilità, in quanto lega alle sue vittime una difettosità di poteri biologici, che le rende poco resistenti, iniettabili e le cui probabilità di sopravvivenza sono di gran lunga inferiori a quelle dei soggetti immuni.
    Ognuno può vedere, pertanto, come la «Pensione privilegiata» sia troppo poca cosa di fronte al disastro, che la malaria produce con la sua diffusione nell’esercito e nella popolazione rurale.
    Diciamo di più: la legislazione sulle pensioni, di fronte alla malaria, s’è messa su di una strada, che potremo chiamare falsa, perchè, mentre dovrebbe avere un efficace indirizzo sociale, si preoccupa con le sue classificazioni più dei singoli individui. Così