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Pagina:D'annunzio - Elegie romane.djvu/88

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78 elegìe romane




VI.



Ma trasalimmo entrambi, udendo sonare una scure.
     114Colpi iterati, sùbito, echeggiarono.

Aspra nel gran silenzio ferìa l’invisibile scure:
     116non il ferito tronco udíasi gemere.

Ella, ella, a un tratto, come ferita, ruppe in singhiozzi;
     118ruppe ella in disperate lacrime; ed io la vidi

nel mio pensiero, quasi nel guizzo d’un lampo, io la vidi
     120ùmile sanguinare, ùmile boccheggiare,