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Pagina:Da Ponte, Lorenzo – Memorie, Vol. I, 1918 – BEIC 1797111.djvu/107

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inferma, onde convenne servirsi d’un’altra donna, che tanto era fatta per quelia parte quanto saria una colomba per far quella d’un’aquila. L’opera diede un gran crollo. Ma questo era poco, lo aveva dato da copiare il libretto a certo Chiavarina, giovane di qualche talento ma sommamente povero, e con core di padre beneficatolo. Egli era legato in amicizia con certo Brunati, che aspirava, come tanti pigmei di Parnasso, al poetato di quel teatro. Questo Chiavarina gli diede da leggere II ricco d’un giorno , e costui avvisò di farne una critica e di pubblicarla la sera della rappresentazione. Infatti la scrisse; e, credendo piacergli, la portò al signor Casti, perché gli ottenesse la permissione di pubblicarla in teatro. Il signor Casti l’ottenne assai facilmente; corresse diversi errori della ammirata rapsodia; mise le gambe a moltissimi versi che n’aveano o meno o piú del bisogno; vi aggiunse qualche verso, qualche frizzo spiritoso; e Chiavarina, vestito d’un abito ch’io pochi di prima aveva caritatevolmente comperato per coprirgli le ignude membra, fu quello che vendette in teatro quella nobilissima produzione, per piacere al signor abate Casti ed al protettore! Desidero che questa storia, quantunque frivola, non sia dalla memoria de’ miei leggitori sbandita. E comincino da questo momento a vedere quai furono sempre le disposizioni dell’animo mio, quale la gratitudine con cui mi pagarono i miei medesimi compatriotti, quale infine la guerra che ebbi a sostenere per molti anni. Non dirò giá che II ricco d’un giorno avrebbe avuto un assai migliore succcssu, se anche, invece delia satira dei poetastro tSrunati (vedremo in breve se tale era). Casti medesimo v’avesse fatto un elogio. Il libro era positivamente cattivo, e non molto migliore la musica: ché Salieri, tornato da Parigi coll’orecchio pieno di Gluck, di Lais, di Danaidi e di stridi da spiritati, scrisse una musica interamente francese, e le belle melodie e popolari, onde soleva essere fertilissimo, sepolte le aveva nella Senna. Ma, per intendere tutta la malizia de’ miei persecutori, basterá dire che, sebbene concorressero tante cose alla sua caduta, pur si voleva far credere che fosse mia sola la colpa ; e, mentre ne’ drammi buffi generalmente non si contano le parole