Pagina:Da Ponte, Lorenzo – Memorie, Vol. I, 1918 – BEIC 1797111.djvu/142

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serali pacate tutte le spese, feci veder chiaramente che vi dovea rimanere un guadagno di venticinquemila fiorini. In meno di otto giorni v’era in mia mano una sottoscrizione di centomila fiorini. Il baron Gondar, rispettabilissimo e ricchissimo signore viennese, dovea ricevere il danaro di sottoscrizione ed esser il direttore degli spettacoli teatrali; ed io il sottodirettore.

Intanto l’imperatore tornò a Vienna, ed io andai senza indugi da lui. Appena mi vide, mi fece entrar nel suo gabinetto e mi domandò come andava il teatro.

— Sire, il teatro non può andar peggio.

— Come? Perché?

— Perché siamo tutti disperati e dolenti per dover lasciar a settembre il nostro adorabile padrone — e, dicendo queste parole, mi caddero alcune lagrime, di cui egli s’accorse; e con una bontá, che non può dipingersi con parole: — No, voi noi perderete, — mi disse.

— Ma, se il teatro non sussiste piú, quante persone, quante famiglie non periranno?

— Ma io non posso pensare a spendere delle somme immense per divertir me ed altri, or che n’ ho tanto bisogno per oggetti assai piú importanti. Sapete voi ch’il teatro italiano mi costa piú di ottantamila fiorini l’anno? Io non posso prender il danaro degli uni per darlo agli altri. E poi... e poi... quella cara Coltellini... — Mentr’egli cosi diceva, io trassi cautamente un grandissimo foglio di carta reale piegato diverse volte, e gliel feci ad arte vedere, perché mi chiedesse che cosa fosse. Difatti mel chiese, ed io gli risposi ch’era un corto memoriale.

— Corto?

— Cortissimo.

— In un foglio di carta reale? — Spiegò il foglio con una faccia un po’ seria, ma non vi erano in tutto queU’ampio spazio che questi due versi di Casti :

Proposizioni ognuno far le può: il punto sta nell’accettarle o no.