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Pagina:Da Ponte, Lorenzo – Memorie, Vol. I, 1918 – BEIC 1797111.djvu/153

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Le cose erano in questo stato, quando l’amico Martini mi scrisse da Pietroburgo die si aveva bisogno d’un poeta per quei teatri ; e che La cosa rara e L’arbore di Diana avendo estremamente piaciuto si nel teatro della cittá che nell’eremitaggio di Caterina, era cosa indubitabile ch’io vi sarei ricevuto. Non vi pensai sopra un momento, ma andai a congedarmi.

Non essendo a Vienna in quell’epoca il direttore, me n’andai da Thorwart; il quale parlonne a Leopoldo, che mi fece dire, il giorno seguente, che Sua Maestá non mi permetteva partire che quando il mio contratto fosse finito, cd a ciò mancavan quasi sei mesi. Non passarono però trenta giorni, e il medesimo Thorwart venne da me, e mi disse quasi prò tribunali che Sua Maestá l’imperatore non aveva piú bisogno de’ miei servigi e ch’io poteva andarmene. Risposi che, se Sua Maestá voleva pagarmi un’opera ch’io stava per ordine della direzione scrivendo e tutti i libretti d’opera che rimanevano da vendere, oltre il mio salario di cinque mesi, eh’ancor mancavano all’adempimento del mio contratto, avrei immediatamente lasciato il teatro, benché persuaso che fosse giá troppo tardi per andar a Pietroburgo. Soggiunse egli allora : — Sua Maestá le accorderá volentieri quel che domanda. Ella mi faccia il suo conto. — Lo feci senza indugi, ed ebbi tutto quello che domandava; il che ascendeva alla somma di otto o novecento fiorini.

Io avea giá scritto a Martini che avevanmi negato il congedo, e che quindi non avrei potuto andar a Pietroburgo per molti mesi. Dubitando quindi che avessero giá scritto in Italia per altro poeta, m’accontai con Mozzart e procurai persuaderlo di andar meco a Londra. Ma egli, che avea poco prima ricevuta una pensione in vita dall’imperatore Giuseppe in premio delle sue divine opere, e che stava allora mettendo in musica un’opera tedesca, Il flauto incantato , da cui sperava novelle glorie, chiese sei mesi di tempo a risolvere; ed io intanto soggiacqui a vicende, che mi fecero prender, quasi per forza, un cammino tutto diverso. Sebbene, con tutto il salario di undici anni di servigio, con tutto l’immenso profitto da me fatto nella vendila de’ libretti d’opera e con tutti i doni da me ricevuti in varie occasioni