Pagina:Da Ponte, Lorenzo – Memorie, Vol. I, 1918 – BEIC 1797111.djvu/176

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mezzo della camera: io mi assisi, senza alcuna malizia, presso alla tavola, dove giudicai dall’apparenze ch’ei fosse solito a scrivere. Vedendo me assiso, s’assise anch’egli sul seggiolone e si mise destramente a chiudere una quantitá di scartafacci e di libri, che ingombravano quella tavola. Ebbi tuttavia l’agio di vedere in gran parte che libri erano. Un tomo di commedie francesi, un dizionario, un rimario e la grammatica del Corticelli stavano tutti alla destra del signor poeta: quelli, che aveva alla sinistrai, non ho potuto vedere che cosa fossero. Credei allora d’intendere la ragione per cui gli dispiaceva di lasciarmi entrare. Mi ridomandò che cosa comandava da lui, ed io, non avendo altra scusa in pronto, gli dissi che andai a visitarlo pel piacer di conoscere un uomo di tanto merito e per pregarlo di darmi un esemplare delle mie opere, che alla mia partenza da Vienna aveva dimenticato di prender meco. Mi disse in aria di dispregio ch’egli non aveva a far nulla co’ libri miei, ma che si vendevano, per conto della direzione, dal custode delle logge del teatro. Dopo essere stato altri dieci minuti con lui e aver conosciuto per tutti i versi che il signor poeta Bertati altro non era che una bòtta gonfia di vento, mi congedai e andai a dirittura dal guardiano delle logge. Trovai con altrettanta sorpresa che compiacenza che i libretti di nove delle mie opere eran tutti stati venduti, che per un anno continuo s’eran queste con uguale successo rappresentate, e, quando un dramma nuovo non piaceva, il che succedeva assai spesso, si ricorreva immediatamente ad uno de’ miei, particolarmente a quelli di Mozzart, di Martini e di Salieri. Nemici miei di Vienna, se non siete tutti giá iti al fondo di Malebolge, smentite, se vi dá l’animo, le cose ch’ora asserisco!

Andai un’altra volta a trovar Casti. Gli parlai della visita ch’aveva fatta a Bertati, dell’apparato della sua tavola, della maniera con cui m’accolse; ma, dopo avermi ascoltato per pochi minuti, altro non mi rispose che questo: — È un povero ciuccio . Sta facendo un’opera per Cimarosa: non merita tanto onore.

Vi scriverò e dirovvene l’esito. — Partii da Casti come si parte da un amico ; e a suo tempo gli diedi prove di esserlo, come