Pagina:Da Ponte, Lorenzo – Memorie, Vol. I, 1918 – BEIC 1797111.djvu/21

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alla sua dimora. Dopo molte difficoltá, consenti di pigliare qualche rinfresco, con patto che le promettessi d’uscire fuori dalla gondola senza investigare piú oltre. Andò il gondoliere pei rinfreschi al caffè vicino, e portò con sé una lanterna. All’apparir della luce mi si offerse al guardo una giovane di bellezza maravigliosa e di nobilissime apparenze. Non sembrava avere e non aveva ancora diciassett’anni. Era vestita con molto buon garbo, ornata di maniere gentilissime, e brillava in ogni suo detto la costumatezza e lo spirito. Tacemmo entrambi per qualche tempo. Parendomi però ch’ella guardasse me con un sentimento non dissimile a quello con cui io lei guardava, presi coraggio, e tutte quelle cose le dissi, che in simili avventure si soglion dir alle belle donne. La pregai novellamente a voler permettermi d’accompagnarla fino alla sua abitazione, o farmi almeno sapere con chi aveva la sorte di conversare. Vedendo ch’io trattava con lei con tutta quella delicatezza e rispetto che il suo stato esigeva e che dá generalmente l’idea del carattere d’un uomo ben educato, sembrò compiacersene e parlò cosi: — Le circostanze bizzarre, in cui mi ritrovo, mi vietano di condiscendere alle vostre brame. Si può dare che cambino, e in quel caso ci rivedremo. Di tanto dovvi parola, e, se volete di piú, vi dirò francamente che lo desidero e che adoprerò tutti i mezzi perché succeda. — Le dissi allora chi io era, e si fissò quella medesima bottega e quella medesima ora pel nostro futuro incontro. Dopo breve intervallo, parti. Non so se la curiosila o ia speranza che questa avventura mi liberasse d’una troppo violenta passione per una donna, che fin dal principio della mia pratica non parea fatta per la mia felicitá, mi fece andare ogni sera costantemente al caffè indicato ; ma dopo qualche tempo cominciai a perdere ogni lusinga. Cresceva intanto di giorno in giorno la mia passione per l’altra, e con quella il suo tirannico dominio. Aveva questa un fratello, che fu sempre per me un oggetto odiosissimo, e che, volendo partecipare del comando sororio, mi faceva suo schiavo, suo confidente, suo tesoriere. Risolsi improvvisamente partir da Venezia. sperando che la lontananza servisse a guerirmi. Aumentò