Pagina:Da Ponte, Lorenzo – Memorie, Vol. I, 1918 – BEIC 1797111.djvu/247

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Questa immensa spesa però né allor mi rincrebbe né mi rincrescerá in alcun tempo della mia vita, giacché tali e tanti furon i piaceri e le gioie ch’io provai in quel viaggio, che tutto l’oro dell’universo non avrebbe bastato a pagarle. Provai, è vero, tratto tratto qualche disgusto; ma quello non era che ciò ch’è un poco troppo di pepe in una vivanda squisita.

Verso la fine di febraio il ghiaccio si ruppe, e il primo di marzo p.rtimmo per Londra, e arrivammo a Dover felicemente.

Coni’io avea scritto a Taylor alcuni giorni prima, di mandarci i passaporti a quella cittá, cosi corsi subito a\Y AHeti office, per vedere se giunti erano. Chi ’l crederebbe? V’eran per tutti fuori che per me! M avevan giá scritto da Londra che Federici s’era colla Banti riconciliato, e questo bastò per farmi credere che il mio nome fosse artatamente stato ommesso nel passaporto. Come mi riusci di proseguire cogli altri il viaggio? Io aveva condotto con me dall’Italia un figlio di quella rea donna, dell’etá di undici anni, il cui nome era scritto male; ed un direttore di quell’uffizio, che eonoscevami, lesse «Ponti» in vece di «Banti», aggiungendo che per un fanciulletto di quell’etá non occorrevano passaporti. Io credo nulladimeno di aver dovuto il mio passaggio alla sua onestá piuttosto che al suo sbaglio, giacché, al mio partire da lui, mi strinse la mano e mi disse con lieto viso: — Andate, andate, signor Da Ponte! — Questo fatterello bastò a farmi antivedere tutto quello che mi doveva aspettare tanto dall’impresario che da’ suoi consiglieri, per maneggio de’ quali s’era ommesso il mio nome ne’ passaporti. Si può pensare come fui ricevuto! Un saluto freddo, poche parole, faccia tosta e sguardi ora di volpe ora di basilisco furono i dolci forieri delle mie future agonie. Non passarono tre giorni e il signor Taylor mandò per me. Mi chiese conto dell’operato e non trovò niente da disapprovare, benché Federici* detto gli avesse che l’Allegranti era troppo vecchia e Damiani un cantante di seconda classe. Dopo un secco «allwcll», venne il «bui». — Dove sono i miei conti? — La confidenza, ch’avea collocata in me per piú di tre anni tanto negli affari di teatro che ne’ suoi propri, non m’avea