Pagina:Da Ponte, Lorenzo – Memorie, Vol. II, 1918 – BEIC 1797684.djvu/252

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Il signor Antonio Bagioli, egregio compositore di musica e associato alla compagnia, e il signor L. Gardenghi abitavano nell’albergo stesso dov’ io abitava. Testimoni de’miei dolorosissimi casi, non poteron mirarli senza un pietoso dolore, e corsero volontari ad offerirmi conforti, ch’io con riconoscenza accettai dalle lor mani amichevoli e che furono di gran sollievo al mio cuore, non tanto perché opportuni al momento, quanto pel piacere inesplicabile di vedere in questi due carissimi amici che la razza dei buoni .non è affatto estinta in Italia. Mentre eran in questo stato le cose, e le faccende teatrali (né voglio dire il perché) correvan precipitosamente alla lor rovina totale, un avvenimento il piú strano e che, quando mi sará permesso di pubblicarlo, potrá parer favoloso, mi fece pigliar la determinazione di partire da Filadelfia. Una difficoltá insormontabile me l’impediva. Scrissi a mio figlio maggiore. Venne subito a Filadelfia e, fatti de’ sacrifici enormi da me, ch’or col velo del mistero m’è forza coprire, il settimo giorno di marzo lasciai quella malaugurata cittá. Malaugurata per me, perché non ebbi la sorte mai di visitarla senza dissapori o disgrazie fatali.

Tornai a New-York; e la gioia con cui mi ricevettero i miei, le carezze di una figliola amatissima, i baci di due angelici nipotini e della lor tenera madre, l’esultanza degli amici, le dimostrazioni affettuose d’un genero rispettabile e i gridi di giubilo de’ domestici raddolcirono, anzi dimenticare mi fecero le amarezze, le tribolazioni e i danni da me sofferti per cinquantotto giorni continui. Ma durò poco la calma. Novelle amarissime fioccarono da Filadelfia, e la campagna teatrale fini con universale scontentamento. Il farne un’esatta pittura sarebbe cosa troppo a me dolorosa e di nessun diletto a’ lettori. Ristoratomi alquanto delle angosciose ambasce da me sofferte pel corso di quasi due mesi interi in quella cittá, tra gli amplessi e le cure della famiglia mia in Nuova Iorca, cominciai, dopo qualche giorno, ad informarmi degli affari. Dovendo, verso la metá di marzo, terminar le rappresentazioni fissate in Filadelfia, credea che senza dimora verrebbe la truppa teatrale a New-York