Pagina:Da Ponte, Lorenzo – Memorie, Vol. II, 1918 – BEIC 1797684.djvu/307

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gli austriaci erano entrati in Venezia; ove niente vieta di credere che il D. P. incontrasse, nelle miserande condizioni da lui descritte (I, 222), il fratello dell’Angiola Tiepolo, la quale, per una curiosa distrazione, vien fatta, nella medesima pagina (I, 223), morire («la mia sorella è morta») e risuscitare («mi trovo... una sorella da mantenere»). — La tresca con l’altra Angioletta, e cioè con la moglie del Bellaudi (I, 217-9), risale al soggiorno veneziano del 1777-9, come si è detto di sopra, e non a quello, cosí breve, del 1798, come mostra di credere il MakCHIcsan (pp. 127-8). Naturalmente, il «cercantino», di cui a codesto proposito è fatto ricordo (I, 227), non è il «cercantino onorato» (I, 29-34, 222), si bene proprio il fratello della Tiepolo, cosí chiamato, perché ridotto quasi alla mendicitá. Probabilissimo, per altro, che il D. P., trovandosi provvisoriamente vedovo, come aveva giá avuto un’ intervista con la Ferrarese (I, 220), che l’anno precedente aveva cantato, forse per l’ultima volta, al San Benedetto di Venezia, nel Ritorno di Serse di Marco Portogallo (Wiel, p. 480, n. 1167); cosí tentasse di riprendere la sua antica relazione con la Bellaudi (I, 226-7), venendo, per tal modo, a suscitare nuove gelosie e nuove denunzie del Doria ( 1 , 227) e a procurare a se stesso un secondo sfratto da Venezia (I, 228-9). Del quale, purtroppo, non è stato possibile, nell’attuale momento, rinvenire altra traccia nell’Archivio di Stato di Venezia se non le scarne notizie contenute in un protocollo della polizia austriaca del 1798, ove vien detto che il 7 novembre il delegato di polizia di Treviso rendeva conto «del carattere di L. D. P., neofito [e cioè ex-ebreo] cenedese»; che il 13 veniva comunicato al medesimo delegato l’ordine di sfratto; e che il 17 questi ne «faceva cenno» in una sua lettera: tutte circostanze che inducono a credere che lo sfratto medesimo avesse avuto luogo, non giá dalla sola cittá di Venezia, ma da tutto intero il Veneto; che sarebbe poi il vero motivo, assai diverso da quello addotto nelle Memorie , per cui il D. P. non potè andare personalmente a riprender la moglie a Céneda (I, 230). — Giorgio Pisani (I, 219, 231), scarcerato nel 1790 dal castello di San Felice di Verona e confinato nel suo castello di Monastier, presso Treviso, era stato nel 1794 novellamente imprigionato nel castello di Brescia, e poi liberato nell’aprile 1797, quando quella cittá si ribellò alla repubblica (Molmiínti, Cari, cas., I, 53, n. 1). — Ugo Foscolo (I, 231) si trovava effettivamente, durante il viaggio del D. P., a Bologna, e pubblicava, per l’appunto nel settembre-ottobre 1798, nel Genio democratico e nel Monitore bolognese , alcune Istruzioni politico-inorati (cfr. Prose , ediz. Cian, 1,39-60): del 1798 parimente è la prima parte della prima redazione dell ’Ortis, cui il D. P. accenna. — Le considerazioni moralistiche, a cui si abbandona il D. P. (I, 234-5) circa le coquelterie della fiorentina sua compagna di viaggio (I, 232-4), fanno semplicemente ridere, chi pensi da quale terribile insectator di gonnelle venisse la predica. A ogni modo, dei viaggiatori stranieri da lui ricordati a codesto proposito (I, 234), lo Smollet è lo scozzese