Pagina:Da Ponte, Lorenzo – Memorie, Vol. II, 1918 – BEIC 1797684.djvu/41

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mi valse. Ebbe un giorno l’audacia di farmi dire che, s’io pagassi le quattrocento ottantotto piastre al signor scerifo, egli mi renderebbe carro e cavalli, e pagherebbemi le centonovantasette dovutemi, when convenient; ma che, in caso diverso, ne farebbe una pubblica vendita! Si fece la vendita, ma i compratori erano tutti apparenti; cosí tutto, niente eccettuato, tornò, pochi istanti dopo, alla stalla del nuovo Caco. Altro ripiego allora non rimanendomi, mi vidi sforzato a chiamarlo in giudizio, ripiego periculosae plenum aleae nella corte di Sunbury, come in appresso vedremo. Fissato il di dell’arbitrazione, nominai dal mio canto due de’ piú abili ed onorati cittadini del loco, il signor Luigi Duart, membro del congresso per quella contea, e il signor G. Cawden, rispettabilissimo mercadante di Northumberland. Robins scelse due de’suoi piú intimi amici, ed io non m’opposi, tanto sicuro rendevami la giustizia della mia causa. Il signor O. Gobins, personaggio probo, sensato e avvezzo alle arbitrazioni, fu il quinto giudice scelto dagli altri quattro. Trattai la mia causa 10 medesimo, coll’assistenza però dell’avvocato generale di quel distretto, dell’eloquentissimo signor Bradford. Tommaso Robins parlò per sé. I testimoni si esaminarono, ed anche tra questi vi si trovavano i confidenti di quella triade diabolica: Giovanni, Gilberto e Tommaso Robins. I cinque si ritirarono e unanimemente, anche gli amici, lo condannarono ad un’ammenda di cinquecento piastre, che non era tuttavia piú che la metá de’ miei danni. Alla fine di trenta giorni appellò. Il di della trattazione, che non segui se non quasi due anni dopo, io era a New-York. Due de’ piú cospicui avvocati di quelle corti perorarono per me: or odi umano lettore qual mostruositá s’è veduta in quella occasione. Quell’avvocato medesimo che ricevuto aveva da me una mercede (fees) pe’ suoi consigli, quello che assistito m’aveva al giudizio degli árbitri contra Tommaso Robins, unto le mani da lui e da’ suoi mallevadori, osò presentarsi davanti il giudice del distretto, e un corpo di giurati, 11 piú illuminato de’ quali era uno zoppo bettoliere, capace di tutto fuori che di leggere e scrivere, osò sostenere che