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Pagina:Da Ponte - Don Giovanni, 1867.djvu/33

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A’ voleri del ciel, Respira, o cara!

Di tua perdita amara
Fia domani, se vuoi, dolce compenso
Questo cor, questa mano.
Che il mio tenero amor...
Anna   Oh Dei! che dite?
In sì tristi momenti..
Ott.   E che! vorresti,
Con indugi novelli.
Accrescer le mie pene?
Ah! crudele!
Anna   Crudele?
Ah no! giammai, mio ben! troppo mi spiace
Allontanarti un ben che lungamente
La nostr’alma desia... Ma il mondo, ho Dio!..
Non sedur la costanza
Del sensibil mio core:
Abbastanza per te mi parla amore.
  Non mi dir, bell’idol mio.
  Che son io crudel con te!
  Tu ben sai - quant’io t’amai,
  Tu conosci la mia fè.
  Calma, calma il tuo tormento.
  Se di duol non vuoi ch’io mora:
  Forse un giorno il cielo ancora
  Sentirà pietà di me. (parte)
Ott. Si seguono i suoi passi: io vo’ con lei
  Dividere i martiri.
  Saranno meno gravi i suoi sospiri. (parte)

scena xvi.

Sala in, casa di Don Giovanni.
Don
Giovanni e Leporello, Servi alcuni Suonatori
una mensa imbandita
.

Gio. Già la mensa è preparata:

  Voi suonate, amici cari.
  Già che spendo i miei danari.
  Io mi voglio divertir. (siede a mensa)
Leporello, presto in tavola.
Lep.   Son prontissimo a servire. (si suona)
Bravi! Bravi! Cosa rara
(alludendo ad un pezzo di musica dell’opera (La Cosa rara)
Gio. Che ti par del bel concerto?
Lep. E conforme al vostro merto.
Gio. Oh che piatto saporito!
Lep. (Oh che barbaro appetito! (mangia di nascosto)
  Che bocconi da gigante!
  Mi par proprio di svenir.)
Gio. Piatto.
Lep.   Servo (muta il piatto)