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d’uno dei mille. 211

tani, vi arrivano, si mettono all’opera che quasi è l’ora di tornare; povera gente, che vita!

Rocca Palomba è come tutti gli altri borghi, ma a vederla da lungi adagiata su questo fianco del monte, mezzo nascosta nei boschi di mandorli, con quella strada che si curva dolce per farvi arrivare la gente senza fatica, promette di più. Trovammo gli abitanti in festa. Avevano mandato ad incontrarci un nugolo di cavalieri, che vennero innanzi drappellando bandiere, levando grida, salute fratelli! Parevano gente del medioevo rimasta viva proprio per aspettarci. Quei signori ci fecero gli onori del paese, con modi non da persone accostumate a vivere così solitarie. Ma certe gentilezze s’hanno nel sangue. Però sempre quella storia! Se un borgo ci accoglie bene, quello che viene dopo ci tiene il broncio, poi l’altro appresso torna a farci festa. Qui c’erano i preti e il Municipio alle porte; la banda suonava l’inno; sulle alture ardevano fuochi di gioia, i signori