Pagina:Da Quarto al Faro.djvu/259

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d’uno dei mille. 255

cia; alcune s’erano poi andate a porre dietro il promontorio di Scilla, in quell’ombra vaporosa che veduta di qui mi pare un sogno sereno avuto da fanciullo. Ma due erano rimaste nel bel mezzo del canale. I nostri in folla alla riva, stettero coll’agonia di sentire fra momenti l’urlo dei compagni sommersi; o forse qua e là per lo stretto sarebbero scoppiati gli incendi delle navi nemiche. Ma verso le undici il forte di Scilla balenò, una cannonata destò tutti i campi delle due sponde; poi si intesero delle schioppettate là nell’oscurità lontana; dopo un silenzio, come quando è calato il coperchio d’una sepoltura.

Ora si sa quel che avvenne. A mezzo lo stretto, il Dittatore accertato che le barche non avevano più nulla a temere dalle navi borboniche, lasciò che andassero innanzi, designandone per guida una dalla vela latina. E