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84 noterelle

il povero Sartori. Era morto fulminato, perchè cinque minuti prima lo avevo visto salire, e mi aveva salutato a nome. Giaceva sul lato sinistro, tutto attrappito e coi pugni chiusi. Era stato ferito nel petto. Caddi sopra di lui, lo baciai e gli dissi addio. Povero morto! Negli occhi spalancati, nella fisonomia spenta, gli era rimasto come un desiderio di respirare una ultima fiatata di quell’aria di guerra. Mantenne da prode la sua parola di Talamone, e quanti conoscemmo Eugenio Sartori da Sacile, parleremo a lungo di lui.

I Napoletani morti, che pietà a vederli! Morti di baionetta molti; quelli che giacevano sul ciglio del colle, quasi tutti erano stati colti nel capo. Là un mostricciattolo, che ai panni mi parve un villano di queste parti, inferociva su d’uno di quei morti. «Uccidete l’infame!» urlò Bixio, e spronò su di lui colla sciabola in alto. Ma il feroce scivolò fra le roccie e disparve, più bestia che uomo.