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Pagina:Da Vinci - Frammenti letterari e filosofici.djvu/29

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prefazione. xxv

gneranno giammai. I soldati guasconi hanno distrutto con l’archibugio il modello della statua a Francesco Sforza; il tempo col suo incessante trasformare ha scolorito il Cenacolo; la critica artistica annienta con l’acuto sguardo l’opera pittorica del Vinci. Ciò che non l’archibugio dei soldati guasconi, nè il tempo, nè la critica artistica potranno distruggere, è la gigantesca costruzione della natura, che, sorta nella mente di Leonardo sugli albori della vita moderna, si compì in lui con quelle medesime forme, con le quali doveva poi organizzarsi nei secoli che precedono il nostro e nel nostro medesimo.

Nel 1513, quando Leonardo va a Roma con Giuliano de’ Medici, «che attendeva molto a cose filosofiche e massimamente all’Alchimia,1» l’artista era pressochè morto, e lo scienziato giganteggiava nella piena coscienza del proprio valore. Prima di agire bisogna conoscere e pensare. La fecondità della teoria è fondata sulla condi-

  1. Vasari, Le Vite, vol. IV, pag. 4G.