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Pagina:Da Vinci - Frammenti letterari e filosofici.djvu/94

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46 le allegorie.


i segreti del suo animo, acciò che’ nimici non cognoscano i sua tratti.1

LV. — taranta.23

Il morso della taranta mantiene l’omo nel suo proponimento, cioè in quello che pensava, quando fu morso.

LVI. — duco o civetta.4

Queste castigano i loro schermidori, privandoli di vita, che cosi ha ordinato natura, perchè si cibino.

LVII. — leofante.5

Il grande elefante ha, per natura, quel che raro negli omini si truova, cioè probità, prudenza, equità e osservanza in religione. Imperocchè, quando la luna si rinnova, questi vanno ai fiumi e, quivi purgandosi, solennemente si lavano, e così, salutato il pianeta, si ritornano alle selve. E, quando sono ammalati, stando supini, gittano l’erbe verso il cielo, quasi come se sacrificare volessino. Sotterra li denti, quando per vecchiezza gli caggiano; de’ sua denti, l’uno adopra a cavare le radici per cibarsi, all’altro con

  1. le sue astuzie, i suoi disegni.
  2. tarantola.
  3. Si veda C. Plinii Secundi Naturalis Ristoria (ed.Detlefsen), voi. I, Berlino, 1866: e per le discussioni, che si sono levate a proposito della diretta derivazione di questi passi da Plinio, si veda Goldstaub und Wen- driner, Ein tosco-venezianischer Bestiarius, pag. 245-247.
  4. in Plinio non mi fu dato di riscontrare il testo di questo simbolo.
  5. C. Plinii Nat. hist ., lib. VIII, cap. I, pag. 47; cap. IV, pag. 48; cap. V, pag. 49; cap. XII, pag. 53.