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Pagina:Dalla Terra alla Luna.djvu/14

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14 giulio verne

Al posto d’onore vedevasi, custodito in splendida vetrina, un pezzo di culatta, squarciato e contorto dallo sforzo della polvere, prezioso avanzo del cannone di J. T. Maston.

All’estremità della sala, il presidente, assistito da quattro segretarî, occupava un largo spianato. Il suo seggio, posto sopra un affusto cesellato, rappresentava nel suo insieme le forme robuste d’un mortaio di 32 pollici; esso era incavallato sur un angolo di 90 e sospeso su orecchioni, in guisa che il presidente poteva imprimergli, come ai rocking-chairs1, un moto ondulatorio gradevolissimo nei calori estivi. Sulla cattedra, vasta corazza di lamiera sostenuta da sei cannoni, vedevasi un calamaio di squisito disegno, formato da un biscaglino inciso con molta grazia, ed un timbro a detonazione che al bisogno sparava come un revolver. Durante le calorose discussioni, questo campanello di nuova foggia bastava a mala pena per coprire la voce di quella legione d’artiglieri in subbuglio.

Davanti alla cattedra, panchine disposte a zig-zag, come le circonvallazioni di un trincieramento, formavano una successione di bastioni e di cortine, ove pigliavano posto i membri del Gun-Club, e quella sera, si può dirlo, «v’era gente sui bastioni.» Si conosceva abbastanza il presidente per sapere ch’egli non avrebbe disturbato i colleghi senza un motivo della maggiore gravità.

Impey Barbicane era un uomo di quarant’anni,



  1. Sedia ad altalena in uso negli Stati Uniti