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Pagina:Dalla Terra alla Luna.djvu/62

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62 giulio verne


— Dove si potranno mettere i dispacci, replicò J. T. Maston, ed i campioni de’ nostri prodotti terrestri!

— Sì, un obice, riprese Barbicane, è assolutamente necessario; una palla massiccia di cent’otto pollici peserebbe più di dugentomila libbre, peso evidentemente troppo considerevole; però, siccome bisogna conservare una certa stabilità al proiettile, io propongo di dargli un peso di ventimila libbre.

— Quale sarà dunque la grossezza delle sue pareti? domandò il maggiore.

— Se badiamo alla proporzione di regola, riprese Morgan, un diametro di cent’otto pollici esigerà pareti di due piedi almeno.

— Sarebbe troppo, rispose Barbicane; pensateci bene, non si tratta qui di una palla destinata a forare corazze; basterà dunque darle pareti forti a sufficienza per resistere alla pressione dei gaz della polvere. Ecco dunque il problema: quale grossezza deve avere un obice di ferro fuso per non pesare che ventimila libbre?

Il nostro abile calcolatore, il bravo Maston, ce lo dirà seduta stante.

— Nulla di più facile», rispose l’onorevole segretario del Comitato.

Sì dicendo, egli tracciò sulla carta alcune formole algebriche: sotto la sua penna si videro comparire dei π e degli x innalzati alla seconda potenza. Parve anzi che d’improvviso estraesse una certa radice cubica, e disse:

— Le pareti avranno appena dodici pollici di grossezza.