Pagina:Dandolo - La Signora di Monza e le streghe del Tirolo, 1855.djvu/143

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Virgo hæc fuit, assignaverat regia liberalitas, cum eam forte domum, ob nescio quædam merita, ab mediocri fortuna excitare atque attollere cœpisset.

Intra claustra illa nova Vestalis aliquandiu quidem nihil movebat, incedebatque secundus rumor, et prospera fama, tamquam sodalibus, et monasterio toti præsidio simul, et ornamento ipsa esset: gregales vulgo dominam appellabant, nec fere alio a ceteris nomine distinguebatur. Modestiam, innocentiamque ejus, et virtutes alias, quas inter principia prætulit, non alio melius exemplo notaverim, quam ea re quod nobilium aliarum virginum, quæ educationis caussa in monasterio alebantur, præfecta et magistra facta erat: verum ea res ipsa initium et origo malorum omnium, quomodo minime quis divinare posset, fuit.

Continuæ monasterio ædes fuerunt, e quarum abdita et postica parte despectus in atriolum, ubi sodales eæ statis ho-

famiglia appunto della fanciulla; famiglia, che pigliate le mosse dal basso, avea da poco principiato a elevarsi.


Della nuova vestale, perchè sulle prime non fiatò, si diffuse buona opinione, e la si reputò ornamento e presidio del chiostro: primi gl’inservienti, indi tutti si abituarono a designarla col qualificativo di Signora: citisi a documento del pregio in cui fu di buonora tenuta per innocenza ed ingegno, l’esser ella stata scielta maestra e custode delle zitelle nobili confidate al monastero per venirvi educate: da ciò stesso contro l’aspettazione ebbe a scaturir ogni male.





Contigua al convento sorgeva un’abitazione da un’appartata posterior parte della quale si poteva guardar en-


    golar suo merito, principalmente per avere, a sommo vantaggio del mentovato glorioso Cesare, conservata con poca gente di guerra la fertile Insubria, che è quanto dire la più rinomata regione d’Italia. Indi, nell’anno 1535, alli 2 di settembre fece in Pavia, reggia dei Longobardi, e Campidoglio di sue prodezze, il testamento col quale si elesse, nella chiesa di s. Dionigi in Milano, il sepolcro; ordinò commendabilissimi lasciti, fra i quali come sole tra’ pianeti, si distingue il costituito a favore della chiesa e convento di s. Dionigi di scudi 400 annuali, ecc., ecc. » Il feudo di Monza passò nel conte Gio. Batt. Durini, per vendita fattagli da Ant. Luigi de Leyva, quinto principe d’Ascoli, giusta istromento di conferma accordata dal Magistrato Straordinario in data 6 luglio 1648, a rogito del notajo camerale Mercantolo.