Pagina:Dandolo - La Signora di Monza e le streghe del Tirolo, 1855.djvu/150

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lieris tunc, cum, depulsa cœcitate et errore mentis, beneficium acceptum veris prætiis æstimare cepisset; et ubi grati animi sensus atque pietas admiranda quœdam erga flagitii vindicem, in locum odii, successit: verum hœc aliquanto postea facta sunt; et ut fieri possent nova casuum atrocitate opus fuit: quæ statim in promptu; eique novorum scelerum atrocitati materiam jam ante patrata scelera prœbuere.


  Namque stuprator idem, cum ad prima indicia sacrilegii patefacti per metum simul fraudemque desertis ædibes unde sibi monasterium, quemadmodum demonstravi, perforarat, in vicino nemore delitesceret, intentus ad omnia quæ deinceps moverentur ac fierent, ubi mulierem abductam, et in claustra alia traditam esse, atque desperatm cognovit, desperatione etiam ipse, rabieque, ac furore amens, per foramina consueta conclave intrat, residuasque duas illas, intempesta nocte, abducit secum. Sicuti postea compertum est, recusaverant primo sequi atque abire, dictitantes satius esse sibi cruciari, ibi ac perire, quam id fugæ dedecus ac periculum ignominiamque suscipere, atque committere, supra malum hoc, etiam ut in novi flagitii professione extinguerentur. Sed ille, partim hortando, et blandiendo, partim minitando ipsas sua manu se jugulaturum, per-

sciolta dalla cecità della mente, dal traviamento dei sensi, e potè convenientemente valutare la importanza del ricevuto beneficio: l’abborrimento si tramutò allora in gratitudine, in ammirazione verso il pietoso correttore di cotan- ta nequizia: ma questo accadde alquanto dopo; fu mestieri, acciò potesse accadere, che sorvenisser altri casi atroci, nuove fierissime enormità, a cui schiusero il campo i già commessi delitti.

Conciossiachè il ribaldo, che, al primo romore del palesato sacrilegio, dalla sua casa per la parete forata, come accennai, comunicante col monastero, se n’era fuggito pauroso e frodolento a vicin bosco, quivi alle vedette di ciò che stava per accadere; il ribaldo, io dico, appena riseppe che la sua donna disperata e prigioniera era stata menata via, disperato anch’egli e furioso, pe’ soliti pertugii penetra nelle note camere, e le rimase due, col favore di temporalesca notte seco n’adduce. Venne poscia a risapersi che quelle meschine si erano da principio rifiutate alla fuga, asserendo amar meglio quivi venir tormentate e spente, di quello che il disonore e i risici della fuga affrontare, ed a’ delitti commessi avere ad aggiungere anco questo di perire commettendone un nuovo: ma quegli, parte con esortazioni e blandimenti, parte