Pagina:Dandolo - La Signora di Monza e le streghe del Tirolo, 1855.djvu/152

Da Wikisource.
148

vivam cum ipsis vestimentis, incautamque sepelliret.

Ventum erat in apertam undique planitiem (sunt omnia campi circa municipium) qua profundum et veterem et squalentem, absque humore ullo, puteum densa obsita virgulta tegebant; eratque caverna fere ignota aliis, notissima carnifici, quippe qui ad cadavera sua occultanda, non tunc primum, eo sepulchro uteretur. Per tenebras inductam eo mulierem impellit, precipitatque, et voragini tradit; atque elisam et quassatam hanc quoque existimans, abit inde quo vecors ipsum animus, et tot scelerum conscientia rapiebat.


Hic mihi adesse velim eos qui potentiam magnitudinemque Numinis otiari circa cœli cardines, vel certe summæ tantummodo rerum intentam, contemnere atque transmittere minima hœc putant. Hœ duo mulieres, quia supremo decreto et arcana in eas inclinatione Numinis ab omni, sicuti credere fas est, æternitate manebant destinatæ cœelo et saluti, altera recepta sæpius in jugulum, et viscera ferro, dein tradita undis, altera dejecta in tantum altitudinis, ut ab ipso præcipitii terrore recipere mortem potuisset, utraque superstes divinitus neci suæ fuit: alteram placida aquarum illuvies detulit ad templi valvas,

l'adduceva là dove avea divisato di seppellirla viva.

Trovavansi giunti a campi per ogni verso piani (n’è circondato il Borgo), in sito coverto d’un macchione, i fitti ed intralciati rami del quale nascondevano una profonda, vecchia, asciutta cisterna, sconosciuta ad ogni altro, notissima all’ assassino, siccome quello che son giovava per celarvi i cadaveri delle sue vittime, a foggia di fidato sepolcro. Addotta, pertanto, per lo bujo la donna, ecco ch’ei la rovescia entro la spalancata bocca della sinistra caverna; e franta, e morta reputandola, via se ne va dove lo traggono lo sfrenato animo, e la consapevolezza dell’avvenuto.

Vorrei qui avermi tra’ piè un di coloro che asseriscono la potenza e la grandezza di Dio giacersene oziose lassù nell’empireo, o, tutto al più, non degnarsi provvedere che all’andamento generale delle cose mondiali, avendone in dispregio, e non curandone i particolari. Ecco, direi loro, che di coteste due donne, le quai per sovrano decreto, ed arcana clemenza di Dio ben vuolsi affermare che da tutta eternità furono predestinate a miracoloso salvamento, ecco la prima, nella gola e nel petto pugnalata, indi buttata per morta in acqua; ecco la seconda, precipitata da tal altezza, che solo lo spavento della