Pagina:Dandolo - La Signora di Monza e le streghe del Tirolo, 1855.djvu/161

Da Wikisource.

veracis præsentisque Divinitatis, cœlique ad conversionem ejus animæ plaudentis et manifeste commoti, plauderet etiam ipse, conversioneque et exemplo honorem habere vellet.



Habitaverat, sicut dictum est, in obscuro tetroque angulo monasterii, ibique prima omnium posuerat ipsa cubile, cum, ob tenebras fæditatemque aliam, veluti indigna humano cultu pars ea negligeretur. Inde migrare jussa est in cubiculum, cui pars utique lucis, et sine horrore limen, quale scilicet domicilium purissimum jam et cœlo gratissimum menti magis aliquanto convenire aliquis dixisset. Ad reliquam disciplinam, et instituta vitæ quod attinet, relinquitur silentio et abstinentiæ et rigori, severitatique pristinæ. Scilicet, ut arbitratu suo pergeret difficile illud celeste iter. Honori tamen er admirationi tantæ sanctitatis datum ut sumptus in ejus alimenta monasterio suppeditarentur, haud aliter quam si magnifice ac opipare alenda esset; eumque sumptum Cardinalis inde suppeditabat, alienata adhuc domo, infesisque proximorum animis, ne honoris hujus gloriam agnoscere atque amplecti vellent.

stegno: venutone ad ultimo, dietro molteplici appoggi in convinzione della verace presenza della Divinità in quell’anima, e che i Celesti plaudivano alla conversione di lei, non esitò più oltre di festeggiarla anch’esso, e divulgarla ad imitabil esempio.

Come avvertimmo, ella continuava ad abitare l’oscuro sozzo ed appartato bugigattolo, cui niuno aveva occupato avanti lei, a cagion delle tenebre, e del puzzo che lo rendevano stanza non accettabile da creatura umana: di là fu comandata passare a cella chiara e monda, domicilio acconcio a confortare lo spirito per giocondità di assetto e d’aere: quanto alla disciplina e fogge di vivere, ch’è dire quanto alle astinenze, penitenze, silenzio a cui si era avvezza, fu lasciata libera di far a modo suo, e progredire come le piacesse per quell’aspro calle che l’adduceva al Cielo. A titolo d’onore e d’ammirazione per tal santità fu prescritto che il mantenimento dell’ospite veneranda venisse quindinnanzi retribuito al convento, come se in guisa magnifica ell’avesse a quotidianamente banchettare, e ciò co' danari del Cardinale; chè dalla propria famiglia non avrebb’ella potuto aspettare verun sussidio, perchè a lei implacabilmente infensa, e ripudiatrice di qualsia gloria le fosse per lei derivata.