Pagina:Dandolo - La Signora di Monza e le streghe del Tirolo, 1855.djvu/190

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vincermi ch’era un’ottima ventura per me l’averlo a mia disposizione.

Ci ha là entro, effettivamente, un dramma interessante con intreccio, peripezia, e personaggi ben caratterizzati, assai passionati, che agiscono, e parlano con ispontaneità ed evidenza lungo la procedura, cui apron le ciance d’una vil femmina, e chiude la scimitarra del carnefice, che mozza la testa a numerose vittime.

A fianco de’ protagonisti, a’ quai teniam dietro un passo dopo l’altro nella via che li mena a tragicamente perire, ci ha una turba di attori secondari, che complicano nelle fogge più animate l’intreccio del dramma, sorvenendo ed eclissandosi, quasichè ad arte introdotti per iscaldar l’interesse ogniqualvolta si attiepidisce, per istimolare la curiosità mediante l’imprevvisto, per aumentare il terrore co’ paurosi inviluppi: un di cotesti attori secondari (la Filosofa) trapassa in carcere, e v’è lì un cenno, che ce la fa sospettar suicida; d’un altro (la Mercuria) non udiam più novelle; or ecco il suo nome ricomparire in fine, per caso, accompagnato dalla sigla sinistra che lo dinota morto; probabilmente fu giustiziato. I lamenti, le confessioni de’ martoriati dalla tortura, colti sul fatto dallo Scrivano rimpetto il cavalletto, e la corda, frammischiansi alle interrogazioni suggestive del Giudice; qua confessioni estorte dallo spavento, dal dolore; là un qualche rado niego coraggioso, perseverante. In mezzo alla narrativa confusa di fatti sovrannaturali e assurdi mi avvenne più d’una fiata di trovare il bandolo della matassa a rendermi conto delle fantasmagorie, di cui, fosse poi di buona o di mala fede, mi gratificavano quelle miserabili inquisite.

M’ imbattei in una successione d’incidenti opportunissimi a tener desta la immaginazione; per esempio una petizion d’avvocato, ridicola a forza d’esser tronfia in argomento umilissimo, seguìta dalla dichiarazione laconica del bargello che trovò morta in carcere una delle processate;