Pagina:Dandolo - La Signora di Monza e le streghe del Tirolo, 1855.djvu/244

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Riscontriam qui varii costituti che versano su temporali suscitati, a quanto dicesi, da taluna delle inquisite.

Il primo marzo Frisinghello denunzia a Domenica Camello, a Lucia Cavedana, ed alla Filosofa il decreto 26 febbrajo che le dichiara ree convinte; e lor dimanda se contan difendersi.

Domenica e Lucia rispondono:

» noi siam qui, non sappiam come fare; averessimo caro di farlo, ma non abbiamo il modo: però in caso che ne sia assegnato un difensore d’officio, averessimo caro che ci fosse dato il sig. dottor Passerini, nel qual confidiamo.

La Filosofa disse:

» non so che difesa fare: e chi volete mai che mi difenda? e qual dottore me le vorrà far buone?

Il 9 marzo Goriziano dichiarò, ch’essendo sceso al levar del sole, secondo il suo costume, alle carceri per ispezionarle, vi trovò la Filosofa morta: Frisinghello venne alla sua volta, e verificò che la defunta era stesa a terra e già fredda. L’Arciprete di Villa D. Giovanni Bragliardi avendo, per forte sospetto di suicidio, ricusato al cadavere la sepoltura ecclesiastica, il Giudice ha ordinato che sia tumulata nelle ghiaje.

Il 13 marzo Domenica Gratiadei e Benvenuta sua figlia, interpellate se vogliono scegliersi un difensore, risposero:

» se buttemo nelli brazzi della bona giustizia, confidando che non me sarà fatto torto.

Lo stesso 13 Catterina Fitola dichiarò:

» è stato causa della mia perdizione Don Rinaldo per avermi perseguitata sempre fin da quando mi fece andar a Villa, e stare in sua casa quindici giorni con Antonia mia figlia.

Qui, con istrana preterizione, l’interrogatorio passa ad altri suggetti, senza punto addentrarsi in questo: direbbesi che la deferenza del Giudice per questo Don Rinaldo siasi